Tavole imbandite e colme di prelibatezze che, come sempre, variano a seconda della zona di provenienza: la festa del Natale è una delle più sentite in Italia, e porta con sé tradizioni gastronomiche antichissime. Dalla pasta fresca ai dolci, nei territori della Penisola si rispolverano le ricette di un tempo, talvolta leggermente modificate e rese più moderne e digeribili.
Fra i prodotti immancabili che accomunano tutta la nazione, i dolci: panettone, pandoro e torrone in primis, e poi la frutta secca, servita a fine pasto insieme a quella fresca. Sempre presenti, poi, le teglie di pasta in forno, le minestre e i brodi, perfetti per il clima freddo di dicembre.
Natalin
Per il pranzo di Natale e la cena della Vigilia, la tradizione ligure più antica impone il consumo del brodo di trippa. Ad arricchire questa zuppa, i natalin, dei cannolini lisci schiacciati con le estremità tagliate di sbieco, simili a quelle delle più note penne.
Lasagne
Le lasagne al forno così come oggi le conosciamo iniziano a comparire a partire dall’Ottocento, specialmente nel Sud Italia, dove venivano preparate per gli ospiti speciali. A interpretare da sempre questa antica tradizione, in Emilia sono le sfogline, donne dedite, in casa o nei ristoranti, alla preparazione di una sfoglia sottilissima e ricca di uova impiegata per tagliatelle, tortellini e lasagne. Il condimento classico è il ragù alla bolognese, perfetto accompagnamento per celebrare l’abbondanza della tavola nei giorni di festa.
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Passatelli
Un classico intramontabile della cucina emiliana. Si preparano con parmigiano, pangrattato, uova, midollo di bue, spezie (noce moscata e pepe in primis), un impasto sodo che viene fatto passare in un apposito attrezzo forato, da cui si ottengono dei cilindretti lunghi, da cuocere in brodo.
Tortellini
Una delle paste ripiene più consumate in Italia, la cui paternità è da tempo contesa fra Bologna e Modena. Come spesso accade, non esiste una ricetta unica per la farcia, che cambia di famiglia in famiglia. Per il condimento, spazio alla fantasia: dal ragù di carne al classico sugo di pomodoro, dal brodo alla panna (quella buona!). Solitamente, per le feste di Natale si consumano in brodo.
Pandoro
Un dolce che appartiene alla tradizione veronese, ma le cui origini sono ben più remote: risalgono infatti ai tempi degli antichi romani, che per primi inventarono questo pane dolce, all’epoca a base di farina, burro e olio. La ricetta sembra derivare anche dal “pane de oro”, servito durante il XIII secolo alle corti nobili dei veneziani, anche se la versione contemporanea è più simile al nadalin, dolce di Verona inventato nel Duecento in occasione delle feste di Natale, meno burroso rispetto al pandoro di oggi ma con la forma simile a stella. Il lievitato come lo conosciamo oggi nasce ufficialmente nella città veneta nella seconda metà dell’Ottocento e, da oltre due secoli, accompagna le feste degli italiani particolarmente apprezzato dai bambini che solitamente poco amano canditi e uvetta presenti in abbondanza nel cugino milanese.
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Panettone
Grande lievitato tipico delle feste di Natale, fatto con acqua, farina, lievito, burro, uova, frutta candita e uvetta. Un dolce di origini antiche ancora oggi consumato in tempo di festa, la cui preparazione richiede tempi lunghi e lente lavorazioni. Attualmente, ne esistono molte varianti in commercio: al cioccolato, con la crema, con granella, senza canditi, e anche versioni salate.
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Torrone
È il dolce storico del Natale, parte della cultura di tutto il Mediterraneo. Più o meno gli stessi ingredienti, fondamentalmente tre: frutta secca (nocciole o mandorle), miele e albume, e una lavorazione solo in apparenza semplice, che richiede in realtà una grande maestria. Il nome deriva da torrere, ovvero tostare in latino. Secondo alcuni è nato nell’antica Roma, secondo altri in Cina da dove, tramite gli Arabi, sarebbe giunto nel bacino del Mediterraneo. Non a caso la tradizione di questo dolce appartiene anche a Spagna, Grecia e Francia.
Panforte
Dolce diffuso in tutto il territorio nazionale, anche se la sua fama è legata indissolubilmente alla città di Siena. In origine, non era altro che una semplice focaccia a base di acqua, farina, miele e frutta, che veniva inserita nell’impasto ancora cruda. Con l’arrivo delle spezie dall’Oriente, poi, la ricetta venne modificata e furono aggiunte cannella, cardamomo, chiodi di garofano e noce moscata.
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Bostregno
Nelle Marche, nella zona del Montefeltro, è il bostregno a farla da padrone, chiamato anche frustingo a seconda delle zone. Si tratta di una preparazione a base di frutta secca, pane raffermo ammollato in una sorta di brodo di fichi secchi e mosto cotto, cioccolato, olio, spezie e – oggi – Mistrà all’anice, tipico liquore marchigiano.
Parrozzo
Dolce abruzzese nato a Pescara nei primi anni ’20 dalla creatività del pasticcere Luigi D’Amico. Il nome si ispira al pane rozzo, una pagnotta rustica a base di granoturco che i contadini erano soliti portare nei campi. Mandorle, burro e zucchero arricchiscono questa torta alta e soffice, ricoperta interamente da cioccolato, solitamente fondente, particolarmente apprezzata da Gabriele D’Annunzio, che ne racconta la ricetta in versi
Pampepato
Tortina dalla forma tonda e schiacciata, preparata con mandorle, nocciole, pinoli, uva passa e un mix di spezie che comprende pepe, cannella e noce moscata, a cui si può aggiungere poi, a seconda della tradizione locale e dei gusti personali, cacao, cioccolato, liquori o mosto cotto. In passato, veniva portato in dono accompagnato da un rametto di vischio, la pianta simbolo del Natale.
Struffoli
Sono stati i conventi a diffondere la ricetta, grazie all’abilità manuale delle monache che confezionavano queste palline di pasta frolla fritte e le donavano ogni anno a Natale alle famiglie che si erano distinte per atti di carità. A caratterizzare il dolce, le decorazioni a base di miele e frutta candita, senza dimenticare i diavulilli, i confettini colorati.
Buccellato
Deve il suo nome al latino buccellatum, ovvero “sbocconcellato”, il celebre dolce natalizio siciliano, una ciambella di pasta frolla guarnita con frutta candita e ripiena di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia e altri ingredienti prelibati che variano a seconda della zona in cui viene preparato.
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Tronchetto di natale
La ricetta nasce in Nord Europa ma si è diffusa anche in Piemonte: si tratta di un rotolo di pasta biscotto farcito con confetture, creme spalmabili, panna fresca e frutta o qualsiasi altro ingrediente goloso a propria scelta, ricoperto di ganache al cioccolato e decorato con striature e rilievi che somigliano, appunto, alle venature di un tronco.
Pandolce ligure
Dolce a base di vino zibibbo, zucca candita, cedro candito, semi di finocchio e acqua di bergamotto. Viene confezionato in due varianti principali: quella a
Lebkuchen
Dolcetti speziati dei mercatini di Natale, dalle forme varie (stelle, cuori, mezzelune) spesso decorati con frasi d’auguri hanno un’origine molto antica, diffusi in tutto il centro Europa e anche in Alto Adige. La ricetta originale prevede marzapane, frutta secca, miele, uova, zucchero, agrumi canditi e poi tante spezie, dalla cannella allo zenzero, dai chiodi di garofano all’anice.
Canederli
Gnocchi di pane raffermo, farina, uova, speck, prezzemolo e parmigiano, conosciuti anche con il nome tedesco knödel e presenti in quasi tutto il Nord Italia, dal Friuli Venezia Giulia alle Alpi lombarde e venete. Possono essere preparati anche con pane di grano saraceno e patate, oppure colorati di verde con gli spinaci. Vengono serviti in brodo.
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Tortelli di zucca
Mezzelune o ravioli rettangolari di pasta all’uovo ripieni di zucca mantovana, amaretti, mostarda di Cremona, parmigiano e noce moscata. Si preparano solitamente in occasione della vigilia di Natale, conditi con abbondante burro e parmigiano.
Vincisgrassi
Sfoglie di pasta di grano duro, farina 00, burro e Marsala sbollentate e poi stese ad asciugare, prima di essere farcite a strati (proprio come una lasagna) con ragù di pollo e funghi, per essere infine cotte in forno. Tipiche della zona del maceratese, queste sfoglie vengono spesso condite anche con un intingolo di frattaglie oppure, soprattutto in passato, con il tartufo bianco di Acqualagna.
Zuppa di volarelle
Le volarelle sono dei quadretti di acqua e farina fritti in olio di oliva e serviti in brodo al posto del pane tostato. Un piatto tipico delle feste di Natale, periodo perfetto per il brodo di cardi e volarelle. A Capestrano, invece, vengono preparate in minestra, con i fagioli del territorio o altri legumi. Per il brodo natalizio, si utilizzano rigaglie, carne e polpettine piccole, delle dimensioni di un pisello, oltre al cardo aquilano.
Minestra maritata
Specialità campana chiamata così per l’unione di carne e verdure, che in questo piatto si “maritano”, ovvero si sposano e mescolano insieme creando un piatto unico ricco e saporito. La ricetta prevede cicoria, scarola, verza, borragine e poi le parti del maiale meno pregiate e i tagli di scarto, insieme al pane tostato.
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