Fin dai tempi degli antichi romani rappresentano le mete ideali per la tipica gita fuori porta: ancora oggi, i Castelli Romani sono i luoghi perfetti per pic nic, scampagnate, pranzi e cene in compagnia in trattorie, osterie e ristoranti. Da Nemi ad Ariccia, la sosta d'obbligo resta però quella nelle rinomate fraschette, trattorie all'aperto dove la porchetta è accompagnata dal vino del territorio da tempo famoso anche all'estero.
In antichità spazi dedicati alla mescita del vino novello, accompagnato da cibi portati da casa, oggi le fraschette sono normali osterie, pezzi indelebili della storia capitolina e testimoni dell'importanza che ha avuto la coltura della vite nella campagna romana, ab Urbe condita. Il nome è radicato nelle medesime tradizioni che troviamo nel nordest italiano, ovvero nell'usanza di appendere una frasca di foglie sulla porta di una cantina, per indicare la disponibilità del vino.
Anche se nel tempo questi locali si sono evoluti, l'atmosfera spartana e accogliente rimane, così come le tovagliette di carta e i tanti prodotti a disposizione, dai salumi ai formaggi venduti a peso, dalla porchetta al pane di Genzano.
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I piatti tipici
Di nuovo, troviamo i soliti primi della tradizione, e poi tanto pane, di Genzano e Lariano, da abbinare a salumi e formaggi locali. Fra i fiori all'occhiello della cucina dei Castelli, la porchetta, da gustare da sola oppure all'interno di un goloso panino, perfetto cibo da strada da gustare passeggiando per i vicoli dei vari borghi. Altra specialità, la minestra di arzilla e broccoli: per il resto, la cucina è uguale a quella della Capitale.
Cosa assaggiare
Porchetta di Ariccia
Prodotto a base di carne suina cotta, che dal 2011 gode del riconoscimento di indicazione geografica protetta.
Pane di Lariano
Ha una forma simile al pane genzanese, la differenza sta negli ingredienti e nella cottura. A mollica scura, lo si impasta con farina di grano tenero semintegrale, acqua, lievito di birra e lievito acido.
Pane di Genzano
Prodotto legato alla cultura contadina: in passato il pane veniva lavorato dalle singole famiglie e la cottura avveniva nelle “soccie”, caratteristici forni a legna. Si caratterizza per profumo e fragranza, che restano invariati anche per una settimana.
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