Adagiata sulle colline dell’alta Val di Cecina, in un bosco di cento ettari caratterizzato da una natura incontaminata, la Tenuta Codirosso è un angolo di paradiso nella Maremma Toscana. L’agriturismo è il “sogno nel cassetto” di Emanuela e Giuseppe, che hanno deciso di lasciarsi alle spalle il caos e gli obblighi della città per uno stile di vita più semplice e “vero”.
La struttura ha preso forma da un antico casale ristrutturato nel segno della ecosostenibilità – che è un valore fondante della Tenuta Codirosso – e dispone di sei camere, di una piscina in bio-design e di un ristorante aperto anche agli esterni.
L’agriturismo di Emanuela e Giuseppe è un’azienda agricola che produce miele certificato bio e la sua caratteristica peculiare è il fatto di ospitare un centro di recupero per la fauna selvatica. La struttura accoglie ogni anno diversi animali in difficoltà. La maggior parte viene curata e reinserita in natura, mentre gli esemplari che non possono essere liberati a causa di qualche disabilità restano nella tenuta.
A occuparsi degli animali selvatici e di quelli della fattoria è Emanuela, che ha studiato e ha ottenuto il decreto regionale necessario per poter trattare la fauna selvatica. Emanuela arriva da un’esperienza nel settore commerciale (mentre Giuseppe ha un passato da avvocato), ma ha a che fare con gli animali da sempre e a Milano ha gestito una onlus dedicata a quelli domestici e da cortile.
È proprio lei a farci da guida alla scoperta dell’Agriturismo Tenuta Codirosso, mentre prepara il mangiare da dare ai cinghiali.
Voi arrivate da un’esperienza di vita completamente diversa, cosa vi ha spinto a mettere in discussione tutto e ad aprire la Tenuta Codirosso?
In città fai parte di un sistema in cui sei obbligato a conformarti a tutta una serie di cose. Dopo avere vissuto per tanti anni a Milano, abbiamo avuto un moto di ribellione. Forse in maniera un po’ incosciente, abbiamo fatto quello che per molte persone rimane un sogno nel cassetto.
A me ha dato una spinta anche il fatto che avevo avuto la mia quarta figlia e volevo offrirle un ambiente diverso in cui crescere.
Com’è nata l’idea di dedicarvi proprio a questo tipo di attività?
C’era l’idea di fare del turismo, ma non sapevamo esattamente cosa. Mio marito ha lavorato per tanti anni in albergo a Bormio, mentre io non avevo alcuna esperienza. La decisione di aprire questo tipo di attività rispecchia chi siamo e quello che vogliamo trasmettere.
Il cuore della nostra realtà è la parte degli animali, di cui mi occupo io. Qui trovi il pappagallo che ti mangia accanto, la faina che ti passa davanti quando esci dalla stanza e i cani che girano nelle aree comuni. E poi siamo un centro per il recupero della fauna selvatica.
Volevamo coinvolgere altre persone nel nostro progetto e l’agriturismo è diventato un modo per rendere possibile e sostenibile tutto questo.
La scelta di Castelnuovo di Val di Cecina è legata a un motivo particolare?
In realtà è stata casuale. Quando abbiamo deciso di andare via da Milano, la Toscana e l’Italia non erano nei piani. Nostra figlia più grande studiava negli Stati Uniti e l’abbiamo raggiunta. Avevamo dei progetti, ma è cambiata la situazione politica ed economica e per gli imprenditori stranieri è diventato tutto più difficile.
Così siamo tornati in Italia.
Negli USA ero diventata molto amica di una ragazza di Cecina e abbiamo continuato a sentirci anche quando sono rientrata. Un giorno mi ha scritto e mi ha detto che c’era una proprietà in vendita dalle sue parti e che era certa che mi sarebbe piaciuta. Aveva ragione.
Siamo venuti a Castelnuovo a vedere il posto a settembre 2017. Un vecchio casale circondato da cento ettari di bosco. Mio marito lo ha trovato bellissimo, ma era preoccupato perché era “nel nulla”. Io invece mi sono innamorata perdutamente.
È andata a finire che a dicembre abbiamo comprato la proprietà e alla vigilia di Natale ci siamo trasferiti.
Il concetto di “ecosostenibile” è un elemento chiave della vostra attività. Cosa significa per voi e in che modo lo mettete in pratica?
È qualcosa che fa parte integrante del nostro modo di essere e di vivere e che mettiamo in pratica ogni giorno. Un esempio è il caffè. Noi facciamo la moka piccola a tutti gli ospiti e non usiamo la macchinetta con la capsule. Un altro sono le bottiglie, che sono solo di vetro.
Si tratta di un approccio che ha a che fare con tutta la realtà della Tenuta Codirosso. La struttura dell’agriturismo è in materiali naturali come calce e legno e le pavimentazioni esterne sono state realizzate con le pietre che abbiamo trovato nel nostro terreno. Cerchiamo di non sprecare niente e di riutilizzare quello che si può.
Quali servizi offrite ai vostri ospiti?
Abbiamo sei camere, che presto diventeranno otto. Poi c’è il ristorante, che è aperto anche agli esterni. A disposizione degli ospiti c’è una piscina realizzata secondo i principi del bio-design, che vuol dire che si inserisce in maniera armoniosa nel paesaggio. Il fondo non è fatto di piastrelle azzurre, ma di una resina particolare color sabbia, che le dà un aspetto molto naturale.
L’agriturismo è immerso in una natura intatta e selvaggia. Qui ci sono tappeti di lucciole e animali che ormai sono molto difficili da trovare, come tritoni e salamandre. Facciamo parte del Parco delle Colline Metallifere, dove ci sono fenomeni geotermici unici in Italia, e siamo vicini a tanti bellissimi borghi storici.
Che tipo di cucina proponete nel ristorante?
La cucina del nostro ristorante è “familiare” e se ne occupa mio marito. L’attrezzatura è quella di una struttura ricettiva, ma è come se cucinassimo a casa. La nostra è una scelta di qualità e non di quantità.
Il menù segue la stagionalità. Noi siamo vegetariani, ma la proposta comprende anche piatti di carne, che per quanto possibile è prodotta in maniera “etica”. Facciamo la pasta fresca tutti i giorni, la passata e diversi piatti a base di verdura.
Da dove arrivano le materie prime e i prodotti che usate?
Le materie prime sono a “chilometro zero” nel senso più profondo del termine. Noi coltiviamo qualcosa, ma qui è una pietraia e per lo più prendiamo la frutta e la verdura dai contadini dei dintorni. Usiamo solo le uova delle nostre galline, che nutriamo con mangime biologico e restano con noi “a vita”.
Poi produciamo miele: facciamo castagno quasi in purezza e millefiori. È certificato bio e la produzione è piccola. Lo utilizziamo per lo più in cucina, per i dolci e i taglieri, ma a volte ne vendiamo anche un po’.
Tutti gli altri prodotti sono il frutto di un enorme lavoro di ricerca. Per quanto riguarda i formaggi, per esempio, non usiamo solo i locali. Utilizziamo anche quelli di un ragazzo che ha una piccolissima azienda in Sardegna. Una volta ogni due mesi arriva con il suo camioncino frigo e ci porta formaggi di latte d’asino e misto di capra e vacca.
Un aspetto peculiare della Tenuta Codirosso è il fatto di ospitare un centro di recupero per la fauna selvatica. Ci raccontate come avete avuto l’idea di intraprende questa attività e come funziona?
A dire la verità non eravamo partiti con questa idea, è capitato. Io ho a che fare con gli animali fin da bambina e a Milano avevo una onlus che si occupava di esemplari domestici e da fattoria. Lavoravo nell’azienda di famiglia e tutto il mio stipendio finiva lì.
Quando siamo arrivati qui, in questa zona non c’era niente del genere. Le persone hanno iniziato a chiedermi di fare qualcosa e a portarmi degli animali. Ma si trattava di esemplari selvatici, che non conoscevo e per trattare i quali è necessario un decreto regionale. Ho studiato, ho fatto i colloqui richiesti e l’ho ottenuto.
Senza dubbio, il mio background mi ha aiutata. Non di rado mi trovo a fare interventi di “primo soccorso”, come curare un uccello con un’ala rotta o somministrare una flebo o una terapia antibiotica. Tutte cose che sapevo già fare.
Un aneddoto legato al centro?
Ogni anno, a Pasqua, salviamo un agnello o un capretto. Noi accogliamo anche animali che arrivano da situazioni di maltrattamento, sequestri e cessioni e di recente abbiamo preso cinque vacche che provenivano da un sequestro di ottanta capi in Lombardia. Due erano gravide, ma noi non lo sapevamo.
E così adesso abbiamo anche due vitellini.
Siete anche una fattoria didattica: che tipo di attività proponete?
In realtà è una cosa molto semplice. Nel senso, quando mi occupo degli animali, porto con me i bambini e gli adulti che lo desiderano e racconto un po’ di cose.
Però non siamo un giardino zoologico, siamo chiusi agli esterni. Le visite sono riservate agli ospiti e fatte in modo da rispettare gli orari degli animali e non disturbarli. Per esempio, abbiamo una voliera con i rapaci e chi ha piacere di vederli viene con me quando porto loro da mangiare.
Alla Tenuta Codirosso organizzate corsi ed eventi. Ci raccontate qualcosa di più?
Per quanto riguarda gli eventi, organizziamo matrimoni, compleanni, comunioni, feste di laurea e via dicendo. Ha funzionato molto sul passaparola e ultimamente ne stiamo facendo veramente tanti.
A causa della pandemia, invece, con i corsi ci siamo un po’ fermati. Ma stiamo ripartendo. Adesso abbiamo in programma un’attività di ginnastica simile al pilates. Il corso è tenuto da un’istruttrice certificata, le lezioni sono al pomeriggio su un bellissimo poggio qui nella tenuta e sono seguite dall’aperitivo con i nostri prodotti.
Un’altra attività che vorremmo proporre sono le passeggiate botaniche. Ne abbiamo fatta una con una botanica di Siena, che ci ha insegnato a riconoscere le erbe e i fiori eduli, e ci piacerebbe ripetere l’esperienza. In autunno, invece, vorremmo organizzare qualche corso di cucina. L’idea è di insegnare a preparare cose semplici, come la pasta, e poi mangiare tutti insieme.
In aggiunta, siamo collegati con il Centro Ippico di Pomarance, che propone passeggiate con gli asini e trekking a cavallo. In estate organizza anche le “Settimane verdi” per i bambini.
La zona dove sorge il vostro agriturismo è ricca di attrazioni naturalistiche, storiche, artistiche e non solo. Una meta o un’attività nei dintorni da non perdere?
Senza dubbio le varie manifestazioni dell’attività geotermica della “Valle del Diavolo” e del Parco delle Colline Metallifere, che è Patrimonio dell’umanità UNESCO. Qui ci sono dei geyser simili a quelli che si trovano in Islanda, ma in Italia è davvero un posto unico. All’attività geotermica sono collegate anche le “biancane” [formazioni di roccia di colore chiaro per la presenza di sali, n.d.r.], che sono una caratteristica tipica del paesaggio della zona.
Il parco e in generale tutta l’area qui intorno offrono moltissimo anche dal punto di vista naturalistico, poi ci sono molti borghi con uno straordinario patrimonio storico e artistico. La zona è stata un insediamento etrusco e conserva molte testimonianze di epoca medievale.
Che consiglio dareste a chi, come voi, sogna di cambiare vita e intraprendere questo tipo di attività?
Di scegliere posti lontani dalle mete turistiche più conosciute e frequentate, dove ci sono pochi servizi e c’è
la necessità di implementarli. In luoghi così è possibile sviluppare un progetto nel segno di un’offerta di
qualità.