La cucina povera Toscana
A dominare la tavola sono ancora oggi i piatti della cosiddetta cucina povera, quella gastronomia che nei secoli si è sviluppata a partire dai pochi ingredienti a disposizione, simbolo di carestia ma anche dell'abilità degli abitanti di saper trasformare dei prodotti semplici in piatti gustosi.
Fondamentale in tutto il Centro Italia ma profondamente legato alla Toscana è infatti quel filone di ricette nate per riutilizzare il pane raffermo, elemento sacro e prezioso da conservare con cura: è proprio dal rispetto per questo ingrediente che hanno origine specialità celebri come la pappa al pomodoro, la panzanella, l'acquacotta, la ribollita e tante altre prelibatezze a base di pane secco che hanno fatto della tavola toscana l'emblema della cucina popolare. Ma poi ci sono i piatti di carne dell'entroterra, selvaggina in primis, e le ricette di pesce della bellissima costa. Un panorama variegato e affascinante, che da sempre richiama turisti da ogni dove, in cerca di paesaggi incantevoli e una cucina sincera.
I piatti tipici
Cosa assaggiare? Si parte dalle zuppe, dalla ribollita alla pappa al pomodoro, ma anche la carabaccia, piatto antico a base di cipolle rosse, la garmugia, che racchiude tutte le primizie primaverili, e il cacciucco alla livornese. Fra le paste, via libera a pici, gnudi, pappardelle, gnocchi e tortelli di patate, mentre per gli amanti della carne, impossibile resistere a un'ottima bistecca alla fiorentina, da gustare rigorosamente al sangue. Ancora, panino col lampredotto, trippa, crostini e costine di maiale alla brace. Senza dimenticare i tanti salumi tipici del territorio, dalla finocchiona al lardo di colonnata. Dulcis in fundo, torta co' bischeri, budini di riso, cantucci e castagnaccio.
Il vino
È sicuramente un colosso enologico per quanto riguarda le produzioni e la sua radicata tradizione. Oltre 70.000 sono gli ettari vitati caratterizzati per lo più dalla presenza del sangiovese, vitigno più conosciuto e diffuso in Italia. È proprio questa uva alla base del Chianti e nello specifico nel Chianti Classico, prodotto in nove comuni: Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti, Barberino Val d'Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. La sua storia comincia nel Settecento, quando si comincia a fare un vero e proprio lavoro di zonazione e a stabilire un disciplinare nella produzione di questo vino.
Ma il sangiovese gioca un ruolo di primo piano anche nel Morellino di Scansano, nel Brunello di Montalcino e nel Rosso di Montalcino (come sangiovese grosso), nel Nobile di Montepulciano e nel Carmignano. Vitigni internazionali come cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot e syrah provengono da zone blasonate come Bolgheri o Maremma e Cortona. Tra i vini bianchi segnaliamo il Vermentino che riveste un ruolo da protagonista nelle produzioni bianchiste e la celebre Vernaccia di San Gimignano che ha ottenuto nel 1966 la prima denominazione. E ancora vini dalle province di Lucca, Pisa, Pistoia, Arezzo, Massa Carrara. Un accenno importante va al celebre Vin Santo, vino da dessert ottenuto da malvasia e trebbiano.
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